Linguaggio e Immanenza
Immanenza. È una nozione difficile da articolare, perché se per spiegare un concetto si ricorre a un altro concetto, al suo contrario o a uno simile, questo non si può fare per l'immanenza, che è un concetto limite, che assorbe in sé tutti gli altri, e li annulla. L'immanenza non è propriamente il contrario della trascendenza. È questa che ha bisogno dell'immanenza, come suo contrario, per precisare se stessa, per definirsi come l'ambito di ciò che non è immanente, non è mondano, non è terreno. L'immanenza è lo spazio che si apre quando tutti i dualismi sono stati superati, e non rimane che un unico ambito, quello appunto dell'immanenza. Uno spazio che proprio per questa ragione è impensabile e indicibile: "Il piano di immanenza non è un concetto, né pensato né pensabile".[2] Non si può pensare, ché per pensarlo occorrerebbe essere al suo esterno, ossia nella trascendenza; per la stessa ragione non può dirsi, perché il linguaggio incarna l'essenza stessa di ogni dualismo, della cosa e del segno, del significato e del significante, del contenuto e dell'espressione. È difficile quindi pensare l'immanenza.
Gilles Deleuze
Linguaggio e immanenza. Kierkegaard e Deleuze sul "divenir-animale" - aut aut